Perché la donna tende a dare di più nella relazione rispetto all’uomo?

Francesco Ferranti

Francesco Ferranti

Psicologo - Psicoterapeuta

La reciprocità è una dinamica relazionale complessa e diversificata in base al tipo di relazione e alla concezione di dare e ricevere nella psiche maschile e femminile.

Non è mai un bene fare di tutta l’erba un fascio ma l’uomo, o come lo chiama John Gray, Marte, tende ad “offrire il suo supporto” nelle stesse quantità ricevute, senza mai eccedere, ottenendo quel grado di soddisfazione che lo fa rilassare e che lo mette in attesa di ricevere la stessa quantità dall’altra persona.

D’altro canto Venere, la donna secondo Gray, “dà tutto ciò che si può” in maniera smisurata col ricevere, spesso, molto di meno “del voluto” e questa mancata restituzione produce, all’interno della psiche femminile, e quindi anche nella relazione, un senso di delusione e di risentimento.

La filosofia del dare e del ricevere tra antico e moderno

Per antico e moderno si intende, in questo contesto, un arco di tempo di circa 70 anni che bastano per tracciare una linea temporale che spacca in due l’universo femminile e maschile e mette in luce come la concezione dell’altra persona sia cambiata sì, ma per certi aspetti, sia sempre rimasta invariata.

Come il modus operandi del Gattopardo, cambiare per non cambiare mai, sia nel 1950 che nel 2021, l’uomo e la donna offrono il loro aiuto in maniera diseguale.

“Amore non mi sento bene, mi porteresti una tazza di latte?” e la donna si attiva, e insieme alla tazza di latte porta un termometro, una coperta in più, un cuscino per un maggior comfort, qualche biscottino, un fumetto, la Settimana Enigmistica e imposta sul proprio cellulare una sveglia ogni 30 minuti per ricordarsi di andare a controllare come sta il suo bel maritino.

E l’uomo? Nella maggior parte dei casi porta la tazza di latte e ritorna a fare le sue cose e se la donna gli ricorda tutto ciò che egli riceve quando sta male, lui risponde dicendo semplicemente: eh vabbè ma tu mi hai chiesto solo la tazza di latte!

Ed è lì che quel senso di risentimento misto a delusione attanaglia la psiche femminile, indebolendola della sua forza di volontà nel fare tante cose ed aiutare il prossimo, esclamando: devo pensare di più a me stessa!

Questi esempi sono, ovviamente, moderni. Se nel 1950 la donna chiedeva una tazza di latte al proprio uomo, quest’ultimo avrebbe risposto: io lavoro dalla mattina alla sera! Sono stanco ecc…ma come sempre, in ogni situazione, ci sono le eccezioni quindi no problem, gli uomini con lo stesso altruismo di Venere esistevano, esistono ed esisteranno ma forse sono rari o devono ancora scoprire quanto sia bella la reciprocità!

L’altruismo relazionale è anche una questione di educazione

Non bisogna meravigliarsi molto dei comportamenti poco “altruisti” della maggior parte degli uomini perché spesso essi sono retaggio di un’educazione prettamente maschilista nella quale “il maschio” non hai mai provveduto nemmeno a piegarsi la sua biancheria.

Queste dinamiche, ancora molto diffuse, sono spesso causa di litigi nelle nuove coppie dove la donna, magari emancipata e con un lavoro, si ritrova a dover lavorare sia fuori casa che in casa senza il minimo supporto dalla sua comparte maschile.

A questo punto, il dialogo è fondamentale. Nel momento in cui si inizia un nuovo percorso di vita con una persona, bisogna vestirsi di nuove abitudini e di nuovi doveri, senza mai abbandonare, però completamente, le realtà antecedenti alle quali si era affezionati.

La flessibilità e il dialogo vengono a coincidere in un tempo in cui l’uomo e la donna stanno costantemente lottando per raggiungere un livello di parità senza dover sacrificare le loro esistenze e il loro tempo.

Meno differenze, più coesione!

Alla prossima.

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