Lato maschile e lato femminile: caratteristiche e peculiarità

Francesco Ferranti

Francesco Ferranti

Psicologo - Psicoterapeuta

Luoghi comuni a parte, esistono doti, caratteristiche e peculiarità prettamente femminili e maschili. Che sia dovuto alla composizione chimica del nostro organismo, all’ambiente in cui abbiamo sviluppato la nostra personalità e a come percepiamo, riceviamo e processiamo gli input che provengono dal mondo esterno, rimane comunque che siamo davvero degli esseri viventi COMPLESSI.

Potrebbe sembrare quasi semplice parlare delle differenze fisiologiche tra uomo e donna dato che, sempre ricadendo in stereotipi retrogradi e discriminanti, sono molto evidenti anche ad occhio nudo; ma proprio perché la banalità non fa al caso nostro, sarebbe bello smettere di pensare, per una volta, che uomini e donne siano diversi solo perché hanno l’organo riproduttore e gli ormoni differenti.

Relativizzare le differenze potrebbe rivelarsi un nuovo modo per emanciparsi

Spesso, quando si vede un uomo con maggiori “tendenze” femminili si tende ad indicarlo con i soliti aggettivi che definirei quasi “omofobi” come femminuccia ecc… mentre invece nella maggior parte dei casi quelle doti che emergono e che sono classificabili come femminili sono solo il risultato di alcuni fattori fisiologici che non hanno nulla a che fare con la scelta di chi amare e di come vivere il proprio corpo e la propria sessualità.

Badate bene che la stessa cosa vale per una donna: se incontrate una donna con una voce “più mascolina” o con un corpo “più sviluppato” da un punto di vista muscolare, questo non vuol dire che sia un “maschiaccio” o “trans” (ma poi, anche se lo fosse, a noi cosa importa?)

Ma ritorniamo a Gray. Egli sottolinea, nel libro “Oltre Marte e Venere”, che i diversi livelli di ormoni sia nell’uomo che nella donna (testosterone per lui ed estrogeni per lei) sono fattori fondamentali per lo sviluppo del proprio essere.

Sempre secondo Gray, ognuno di noi, che sia di sesso maschile o femminile, produce quantità differenti di ormoni e questo comporta atteggiamenti diversi nella vita di tutti i giorni.

Esempio banale: sono una donna, produco molti estrogeni e automaticamente sono più orientata nel compiere azioni maggiormente etichettabili come “femminili” (mi verrebbe in mente, come esempio, fare la manicure o andare dal parrucchiere) e lo stesso vale per gli uomini e la loro produzione di testosterone.

E se invece, oltre le caratteristiche naturali del nostro organismo, fossimo condizionati anche dall’ambiente che ci circonda? Magari proprio quel ragazzo che, per un problema alle corde vocali, ha sviluppato una voce poco “mascolina”, tende a creare un tono più da macho per evitare giudizi e insulti e proprio quella ragazza con una voce “da maschio” cerca di esasperare i suoi atteggiamenti femminili solo per essere etichettata come “normale”, fossero esempi di come la fisiologia non può essere standardizzata, bensì relativizzata?  

Quando uno stereotipo condiziona la vita sociale di un individuo e ne caratterizza scelte e virtù

Premesso che concordo con l’analisi di Gray sulla produzione di ormoni maschili e femminili e di come questi possano condizionare la vita di ogni essere umano, come ben sapete, mi piace guardare le cose anche da un lato sociale e, diciamo, anche leggermente polemico.

Ho spesso sottolineato che la categorizzazione non è il percorso migliore da intraprendere per parlare degli esseri umani perché siamo così splendidamente diversi che sarebbe quasi inimmaginabile classificarci in categorie impersonali e monche.

A quanto pare, però, sembra più facile inserire ogni essere umano in una data scala di valori così da poter meglio “gestire” la complessa categorizzazione del genere umano.

Ancora una volta, però, voglio far passare un messaggio: ogni caratteristica e peculiarità, che sia essa femminile o maschile, può/deve vivere LIBERAMENTE sia nell’uomo che nella donna.

Siamo tutti un pò stanchi di inutili stereotipi.

Alla prossima!

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