Ansia da capofamiglia: quali cause? Cosa si può fare?

Francesco Ferranti

Francesco Ferranti

Psicologo - Psicoterapeuta

L’essere umano è nato per essere libero ma quando si vive in un gruppo, bisogna stabilire dei ruoli e dei compiti da portare a termine per il buon funzionamento di tale gruppo.

A volte però, nei secoli, i più “forti” hanno badato poco a cosa potesse rendere felici e appagati chi era “al di sotto” di loro, imponendo convenzioni, abitudini, prassi, modi di vivere e RUOLI totalmente in contrapposizione con le volontà di chi, a malincuore, doveva abbracciare e far suoi tali “imposizioni”.

Molte volte si tende a disegnare l’uomo di una volta come un disinteressato della sfera emotiva femminile, come un amante del sesso, come un capo ma ci siamo mai chiesti se davvero tutti gli uomini che abbiamo incontrato volevano davvero essere così?

Le apparenze ingannano anche se donano prestigio e potere a chi “le indossa”

I nostri nonni e bisnonni erano i cosiddetti “capifamiglia”, senza di loro nessuna decisione poteva essere presa e se venivano a mancare prematuramente, il loro ruolo veniva ricoperto o dal figlio (maschio) più grande oppure, se in mancanza di prole maschile, da un fratello del defunto “capofamiglia”.

Sempre tenendo presente le esperienze delle persone che giornalmente incontro, ho potuto riscontrare in molti uomini “di una volta” una certa stanchezza perché, come mi fu detto qualche anno fa da un grazioso vecchietto: “non è stato facile portare il peso sulle spalle da solo, se non portavo a casa soldi o la pagnotta che il mio amico fornaio ogni tanto mi regalava, i miei figli non avevano di che mangiare e mia moglie era sia arrabbiata con me che delusa”.

Lungi da me voler descrivere l’uomo come vittima e la donna come carnefice o viceversa, però una cosa va detta: anche gli uomini hanno spesso sofferto di quel ruolo che gli veniva imposto.

Come oggi, anche anni fa ogni persona era diversa e reagiva alla vita in maniera differente

C’è a chi il potere piace e a chi, invece, piace dividerlo e condividerlo con il proprio partner. Come allora anche oggi, esistevano, esistono ed esisteranno coppie “moderne” e “rétro” ma ciò su cui bisogna focalizzarsi è la natura, l’emotività e il carattere di chi compone la coppia.

Come afferma Gray: Senza la pressione di dover essere l’unico sostegno economico della famiglia, oggi l’uomo si sente più libero di seguire i propri sogni o, perlomeno, di trovare un equilibrio tra lavorare sodo e dedicare un po’ di tempo alla realizzazione personale. Si è svincolato dal fardello autoimposto che lo costringeva a sacrificare i propri bisogni emotivi per il vantaggio economico della moglie e della famiglia, nonché dalla pressione sociale che ne derivava.

Come dargli torto? Finalmente, nella maggior parte dei casi, i problemi si affrontano in DUE, la pagnotta a casa la si porta in DUE e il fardello, seppur pesante, lo si sorregge in DUE.

La società impone e l’uomo e la donna, a malincuore, dispongono e si sacrificano

Molti uomini e molte donne hanno vissuto a malincuore la loro vita perché non sono stati liberi di scegliere quello che amavano fare, che desideravano diventare ma hanno dovuto accettare delle convenzioni imposte dai loro genitori, sacrificando anni d’oro per la loro crescita personale.

Ora invece bisogna iniziare seriamente a dire basta e un passo in avanti è stato già fatto. In molte coppie si ragione in DUE; né l’uomo né la donna sente pressioni maggiori rispetto all’altro, ci si ascolta di più, ci si sostiene con più forza e tenacia, dando meno importanza a quello che vuole la società perché ciò che conta è la nostra interiorità.

Diamo maggior ascolto ai nostri bisogni emotivi: è il primo passo verso una vita più libera e comprensibile.

Alla prossima!

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