Quando torna a casa vorrei tanto parlare con lui…ma fugge!

Francesco Ferranti

Francesco Ferranti

Psicologo - Psicoterapeuta

Diciamoci la verità, che siano uomini o donne, chiunque dopo il lavoro vorrebbe rilassarsi e non far nulla anche se, come sempre, non bisogna mai fare di tutta l’erba un fascio.

Nel libro di Gray “Oltre Marte e Venere” vengono descritti due profili di “esseri umani” post-lavoro (inutile specificare se uomo o donna perché a noi interessa “la sostanza”, ossia la relazione in sé per sé).

C’è chi ritorna a casa e riprende a lavorare o “si rifugia nel suo studio per rilassarsi e dimenticare i problemi della giornata” e c’è chi, al contrario, avendo passato tutta la giornata a casa con i propri figli, condivide con il suo partner ansie, gioie e timori della sua giornata.

Non è facile stabilire un contatto se in casa si vanno a creare rifugi “sentimentali”

Sebbene Gray sostenga che dopo una giornata di lavoro sarebbe meglio non rifugiarsi nel proprio habitat emotivo e anche architettonico ma parlare col proprio partner, spesso si tende a fare l’opposto.

Le motivazioni di tale atteggiamento possono essere molteplici: stanchezza fisica o mentale, eccessive preoccupazioni che potrebbero creare tensione nella coppia, mancanza di dialoghi costruttivi col partner o, semplicemente, carattere.

Ebbene sì, spesso siamo così testardi e “chiusi” mentalmente da non comprendere che ogni persona è diversa e che non possiamo pretendere che quest’ultima si atteggi e si comporti come noi.

Ognuno ha il proprio carattere!

L’insoddisfazione nasce dall’aspettarsi dal partner un’esatta copia di noi stessi

L’errore madornale che si compie quotidianamente nelle coppie è quello di aspettarsi dall’altro lo stesso carattere che abbiamo noi, i nostri stessi modi di fare, di mangiare, di concepire la vita.

Bisogna svestire le relazioni da questa catena che imprigiona sia chi si aspetta troppo, sia chi invece non riesce a soddisfare le numerose aspettative del partner.

Ok, il dialogo è importante e dopo il lavoro lo sarebbe ancor di più perché parlare ci fa liberare, ci alleggerisce “dentro” e ci fa sentire quasi protetti perché abbiamo posto, nelle mani e nella coscienza del nostro partner, una parte del nostro vissuto che magari ci preoccupa.

Ma non tutti riescono a farlo e questo non deve mai essere un problema perché esistono vari modi per dialogare, bisogna solo impegnarsi per trovare quello giusto.

Gli uomini che parlano troppo dei loro sentimenti “uccidono il romanticismo nella loro relazione”

Ma allora siamo incontentabili! Prima il dialogo è tutto, parlare, parlare e parlare per risolvere problemi di coppia, svestirsi di ogni “autorità” e affrontare problematiche sentimentali senza alcun tipo di timore o timidezza e poi? 

Se queste cose appena elencate le fa un uomo, viene meno, secondo Gray, il romanticismo in una relazione. Questo concetto dà tanto di tipica relazione in cui l’uomo deve essere il “macho” della situazione mentre la donna quella piccina e indifesa che deve essere “protetta” dal suo uomo.

E se fosse il contrario? E se fossero le donne a proteggere i propri uomini? E se per molti non fosse vero che il parlare dei propri sentimenti, da parte dell’uomo, influisse sul romanticismo della coppia?

In giro se ne sentono di tutti i colori quindi questa affermazione di Gray trova campo fertile in molte coppie ma in molte altre no.

Quindi ritorniamo sempre allo stesso punto: categorizzare, si o no? Assolutamente no.

L’uomo può essere protettivo, può essere meno casalingo di una donna, può parlare meno dei suoi sentimenti ma ciò non è assodato, fisso, impermeabile.

Tutto cambia ed è relativo e anche e soprattutto nel mondo relazionale ed interpersonale i mutamenti sono repentini e significativi.

Non dimentichiamoci che spesso le donne impongono al proprio uomo di parlare dei suoi sentimenti, senza chiedersi se il suo lui lo vuole davvero.

Qui ci ritroviamo nella solita situazione nella quale LEI impone e LUI dispone, involontariamente.

In sintesi, donate alla vostra relazione più libertà e meno regole e pragmatismi.

Alla prossima!

 

Condividi questo post!